Descrizione
In occasione del 44° anniversario del tragico terremoto in Irpinia, presso la sala consiliare Sandro Pertini del Comune di Grottaminarda, si è tenuta la presentazione del libro del giornalista e scrittore Generoso Picone “Paesaggio con rovine. Irpinia, un terremoto infinito” edito da Mondadori.
Un libro pubblicato nel 2020 ma estremamente attuale ed utile per creare una riflessione sul da farsi per lo sviluppo delle aree interne, da qui la forte volontà da parte del Sindaco, Marcantonio Spera, di promuoverne la presentazione dal taglio politico-sociale, come Comune di Grottaminarda con la collaborazione de "Il CeRVEnE" Centro Regionale veterinario per la prevenzione e gestione delle emergenze, dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno e dell'Azienda Sanitaria Locale di Avellino. «Ho iniziato a leggere questo libro nel periodo della campagna elettorale per le amministrative di Grottaminarda e per me è diventato il manuale del mio futuro politico, in quanto semplice e diretto arriva al cuore e fa riflettere», ha spiegato il primo cittadino dopo aver letto alcuni stralci del libro.
A Nicola Cataruozzolo, già Presidente Anpas Grottaminarda, il compito di portare la testimonianza di quello che forse è l'unico aspetto positivo a seguito del terremoto ossia la nascita delle associazioni di volontariato e della Protezione Civile. «Sandro Pertini diceva, dopo il terremoto dell’80, che i giovani non hanno bisogno di sermoni ma di esempi di onestà e altruismo. Dopo quella immane tragedia, i giovani accorsero da tutta Italia per dare aiuto, le amministrazioni erano assenti e proprio i giovani, figli del '68, denunciarono le ingiustizie del tempo. A Grottaminarda si costituì un circolo operativo, nacque la Pubblica Assistenza di Grottaminarda, composta da soli giovani. E quello che manca oggi, è proprio la presenza di quell'associativismo, di quei comitati civici chiamati a vigilare sull'operato della politica e a denunciare quello che non va; ne è una raro esempio dei nostri giorni il “Movimento per l'acqua».
È stata poi la volta del noto Psicologo Ugo Morelli, studioso di scienze cognitive: «Io sono nato nelle campagne di questa terra, poi ho capito che per realizzarsi bisogna andare via, perché questa terra inganna. Ho continuato a provare un sentimento di appartenenza e di disperazione derivato proprio da questo sentimento di un passato che non passa, è una trappola emozionale. Perché c’è un passato che non passa? Non ho una risposta a questo grande quesito, ma propongo uno spunto di riflessione prendendo in prestito le parole di un poeta palestinese, il quale sostiene che noi uomini siamo portati a vivere con la testa all’indietro, valorizzando il passato e questo si traduce in immobilismo. Il terremoto è stato un trauma sociale, personale, psicologico ma neanche questo trauma è stato motivo per avviare una trasformazione. Il titolo del libro di Picone è magistrale “Paesaggio con rovine”, questo è l’Irpinia, e io che me ne sono andato la vivo ancora di più. Il territorio si iscrive nell’esperienza soggettiva di una persona, non è un fattore esterno e i bambini che vivono in quello spazio incorporano quello spazio alla stessa maniera della lingua madre e quindi naturalmente incorporano la qualità degli spazi dove crescono. Questo comporta che ci fa difetto la progettualità, l'innovazione, mentre la storia va avanti, instaurando così un atteggiamento contemplativo della memoria».
Giancarlo Blasi in premessa si è definito, in qualità di ingegnere “colpevole secondario” nel processo di ricostruzione alla catastrofe dell'80: «La conoscenza propositiva di questi eventi – ha affermato – consentirà una riflessione su come evitare di ripetere questi errori; in una parte del libro viene da chiedersi “Perché è successo questo?” mi viene da rispondere “Perché siamo così in questa parte d’Italia, ed è questo che determina il fallimento”. Il terremoto però, secondo Blasi, dovrebbe essere visto, dopo molti anni, anche con una connotazione positiva per le possibilità concrete che ci ha dato nella costruzione di innovazioni urbane, basti pensare alle strade».
Presente tra gli scranni del Consiglio comunale il Consigliere di minoranza Vincenzo Barrasso che è intervenuto su sollecitazione del Sindaco: «Non mi aspettavo questo tenore nelle riflessioni di oggi e sono dispiaciuto nel non trovare un’immagine positiva su cui costruire il mio intervento. Sto sperimentando, quanto detto poc'anzi dal professore Morelli riguardante il rapporto con il territorio, con i miei figli nel rapporto che hanno con Roma e con Grottaminarda, hanno più propensione a sentire “casa” Grottaminarda che Roma, questo fa riflettere su quanto un paesaggio possa entrare dentro di noi e non andarsene più. Vorrei aprire una riflessione sul concetto di “comunità terremotata”, le nostre comunità oggi sono terremotate nel momento in cui hanno perso le azioni di comunità, il sentimento di solidarietà; sono terremotate le relazioni umane. Come comunità se vogliamo trarre giovamento dovremmo superare le lacerazione rispettando la posizione dell’altro».
Particolarmente attento il pubblico presente. A chiedere la parola Pasquale Morella, già preside del liceo “Aeclanum”, sottolineando la necessità di una visione di quegli anni non solo dal punto di vista sentimentalistico ma con un'analisi anche dal punto di vista di sprechi, mala gestione di denaro pubblico, industrializzazione che ha rubato il territorio alla comunità.
In risposta a questa e ad altre osservazioni l’autore, Generoso Picone, in conclusione ha spiegato: «44 anni dopo si parla del terremoto non per discutere di un bilancio tra buoni e cattivi o di strumentalizzazione politica. Io racconto una storia che è stata sia la mia storia come giornalista, testimone privilegiato, sia la mia storia come irpino. Ho tentato di dare risposte ad un territorio pieno di domande, vissute con un senso di rabbia che vorrei si trasformasse in un senso di rabbia positiva; per farlo sono stato mosso dall’esigenza di mettere a fuoco alcune questioni rispetto al luogo che mi ha generato e al luogo con cui ho relazione intensa e di commozione emotiva. Il trauma, come diceva prima il professor Morelli, mette in evidenza le fragilità che ha una persona o un oggetto, il terremoto è stato un trauma che ha messo in evidenza la fragilità, l’inesistenza e la debolezza delle strutture che il territorio irpino aveva in sé come organismo sociale».
Ufficio Stampa
Monica De Benedetto
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Ultimo aggiornamento: 25 novembre 2024, 13:32